Messaggio per la Quaresima 2012 di S.E. Mons. Calogero Peri

“Questo poi vi dico, fratelli:
il tempo ormai si è fatto breve”
(1 Cor 7,29)

Carissimi Presbiteri e Diaconi,
carissimi fratelli e sorelle dell’amata Chiesa di Caltagirone,
Ancora una volta Dio ci regalerà il santo tempo di quaresima. Ancora una volta, nel calendario della nostra vita, verrà intronizzato un tempo propizio di salvezza e di conversione. Anche quest’anno ci verranno offerti, “ancora quaranta giorni”, per prepararci alla Pasqua. A ciascuno di noi, come alle nostre comunità parrocchiali e a quella diocesana, Dio chiederà di accogliere e incarnare, come un dono speciale, questo tempo che, qualitativamente, non è uguale a tutto il resto. Infatti, la quaresima interpella direttamente ognuno di noi con un’offerta speciale, che Dio ci propone “a prezzo stracciato”. E se vogliamo dirlo esattamente, Dio la salvezza ce la vuole solo regalare. Ma senza nessuna raccomandazione e condizione. Per noi questo può destare stupore o addirittura incredulità, ma alla fine è così. Dio ragiona in un modo del tutto diverso dal nostro. E vuole essere per noi e al nostro fianco, più di quanto noi gli chiediamo o desideriamo. Per questo la quaresima ci invita ad orientarci ed orientare tuta la nostra vita verso Cristo nostra Pasqua.
Carissimi fratelli e sorelle, con qualche breve riflessione vorrei, idealmente, ricollegarmi al messaggio di quaresima dello scorso anno quando, sulla esperienza del profeta Giona, abbiamo tentato di fare nostra la sua predicazione alla grande città di Ninive: “Ancora quaranta giorni e Ninive sarà distrutta”. Quest’anno il tema per questo messaggio ce l’offre l’apostolo Paolo nella sua prima Lettera ai Corinzi: “Il tempo, ormai, si è fatto breve”!

1.  Il tempo si è fatto breve
La prima riflessione che mi viene in mente è che nel tempo Dio ha messo una misura, ha posto un termine. Con Giona ci ha detto: ancora quaranta giorni… E ci ha ricordato che allo scadere di quei giorni sarebbe accaduto qualcosa di importante per la nostra vita: la distruzione o la salvezza.
Ora, senza darci un’indicazione precisa, ci avverte che il tempo, comunque, si è fatto breve, si è accorciato. D’altronde quale altra constatazione è più vera e più coinvolgente di questa? Ci riguarda tutti e personalmente. Oggi, qualunque sia la nostra età, per tutti noi il tempo si è fatto un poco più breve, è diminuito di un giorno. Mai è stato così breve per me, perché mai sono stato così lontano dalla mia nascita e così più vicino alla mia fine. Ma siccome il Signore non ci ricorda mai le cose se non per ricordarci tutta la verità sulla nostra vita, vuol dire che anche in questa brevità e precarietà della nostra esistenza, ci può essere un insegnamento di saggezza. Ci può essere una prospettiva di speranza da imboccare.

2.  Il tempo si è fatto breve
Ci ricorda che siamo inseriti in una dimensione più grande di noi, dentro la quale ci muoviamo, esistiamo e siamo, e alla quale, volenti o nolenti, dobbiamo obbedire. Questo dovrebbe dirci qualcosa di importante sul nostro modo di ragionare e sull’impostazione della nostra vita. Dovrebbe dare maggiore saggezza alla nostra esistenza e maggiore sapienza alle nostre scelte. Spesso invece ci muoviamo a partire dall’impostazione, più o meno cosciente, che siamo noi a gestire il tempo, a programmarlo, a disporne, senza renderci conto che non solo passa il tempo, ma anche e soprattutto passiamo noi. Perché saggezza vuole che ci ricordiamo che c’è stato tempo prima di noi, e ce ne sarà anche dopo. In questo senso il tempo non soltanto si è fatto breve, ma ogni giorno che passa, si fa ancora più breve. Anzi, se vogliamo essere più puntuali, il tempo, almeno il nostro, è ad esaurimento. Se non vogliamo che tutto questo ci colga di sorpresa, impreparati, impauriti, esauriti o distratti, dobbiamo incominciare a capire che pure il tempo ha un programma, è un programma di vita, che ci viene consegnato con il suo lento e inarrestabile corso.

3.  Il tempo si è fatto breve.
Il tempo nel suo fluire inesorabile ha una pausa, un’interruzione. Ma, ancora di più una svolta, un’impennata, una fibrillazione nella nostra coscienza. Perché, non solo ci annuncia la brevità della nostra vita, e dunque che siamo di passaggio, ma pure che il nostro passaggio è veloce, come il fiore del campo che al mattino fiorisce e che alla sera avvizzisce. Per cui, con sorpresa, ogni esistenza ripete: “non me ne sono accorto”. In quanto gli anni, i nostri anni, passano presto e noi ci dileguiamo. E se alla fine, ci può risultare insignificante che tutto passa, ben altra faccenda è che passiamo anche noi. Il nostro viaggio è senza ritorno. Anche se ritornano i giorni, le stagioni e gli anni, noi non ritorniamo, andiamo sempre avanti, sospinti verso la fine.

4.  Il tempo si è fatto breve.
Non possiamo continuare a vivere come se tutto questo non ci riguardi. O se ci riguarda, non ci riguarda adesso, ora, ma soltanto domani ed in seguito. No, il tempo, il mio tempo, si è fatto breve, più breve. E di giorno in giorno va ad assottigliarsi, fino a spegnersi e a spegnermi.
Dentro il tempo che passa, dentro il suo diminuire, dobbiamo, con un movimento contrario, fare crescere la nostra coscienza, la nostra consapevolezza di ciò che siamo. E quindi: da dove veniamo e verso dove andiamo? Perché, in mancanza di risposte chiare, possiamo almeno coltivare domande precise e sensate. Possiamo cercare punti di riferimento saldi, parole di verità, orientamenti sicuri, e soprattutto possiamo dare ascolto a quanto di più profondo ci parla dentro. A Colui che parla alla nostra intelligenza e ancor prima al nostro cuore.
Il tempo si è fatto breve, ma il mio tempo è ancora indefinito? Lo vivo come se fosse infinito? Come se ne fossi il padrone dissennato e non l’amministratore saggio e vigilante? Oppure sto cercando di darmi una mossa, sto provando a scuotermi, per dargli una svolta, un senso, un indirizzo? In considerazioni di domande così grandi ed impegnative, il tempo a nostra disposizione è veramente poco. Siamo agli spiccioli. Perché il tempo, quando lo incominciamo a contare con i nostri anni che passano, anche se statisticamente ce ne possono rimanere ancora parecchi, è ormai un tempo segnato, un tempo a scadenza. Guardandolo in maniera disincantata, senza altra luce che lo illumini, il tempo della nostra vita è come se fosse sempre avvelenato. Nella sua corsa va sempre a morire da qualche parte. Prenderne atto, sarebbe già un grande guadagno, e un buon punto di partenza. Sarebbe la premessa giusta per accettare il dono che ce lo cambia, che ce lo restituisce trasfigurato.

5.  Il tempo si è fatto breve.
Il tempo si è fatto breve perché davanti ha un termine, un traguardo, una fine. Altrimenti non potrebbe essere breve e a scadenza. Altrimenti potremmo viverlo allegramente, senza doverci fermare e soffermarci a pensarlo, a valutarlo. Invece, per il fatto che si riduce inesorabilmente, a noi pone una serie infinita di considerazioni, che alimentano non poche paure e sicuramente tanta angoscia e perplessità.
Mi rendo conto che le considerazioni sin qui fatte, anche se fotografano con molto realismo la nostra condizione, sembrano essere cariche di pessimismo. Volutamente non mi sono adoperato per sviare questa impressione, perché voglio sottolineare con maggiore forza quanto il Signore trasformi questa nostra misera condizione. Perché vorrei sottolineare come la Pasqua del Signore, ribalti anche la concezione del tempo. La illumina, infatti,di una nuova luce e la riempie di speranza contro ogni speranza.

6.  Il tempo si è fatto bello.
Davanti a noi c’è sempre e solo la Pasqua. Il nostro tempo più lontano è, nonostante tutto, quello dell’ottavo giorno, quello del mattino della vita e della risurrezione. Il messaggio che, ancora una volta, ci giunge dalla quaresima che stiamo per vivere, è che camminiamo verso la risurrezione del Signore, verso la sua e nostra vittoria. Allora che il tempo si è fatto breve può acquistare un significato del tutto positivo, che prima non aveva e sembrava non potesse avere. Infatti, che il tempo si è fatto breve significa che la notte è alle spalle e la soluzione è alle porte. Cioè che la salvezza è ogni giorno più vicina, più prossima di quanto possiamo immaginare, più vicina di quando siamo diventati credenti. Perché la distanza che ci separa da questa nuova e bella condizione, che già ci appartiene e che in maniera sempre più piena ci apparterrà, si è fatta veramente piccola. Crediamo, infatti, che davanti a noi non solo ci sono i nostri giorni, ma c’è anche e soprattutto il giorno che ha fatto il Signore. E se i nostri giorni, come ben sappiamo, sono pieni di tanta meschinità, il giorno del Signore è una meraviglia ai nostri occhi, perché pieno di gioia, di pace, di speranza e di vita.
Dio ci regala nella risurrezione del suo Figlio, nella fede in Lui, che siamo già passati, fin dal presente, dalla morte alla vita. E che pertanto non sperimenteremo la morte. Almeno abbiamo la possibilità di non sperimentarla nella sua tragicità conturbante. Nel dramma di vederla quale sconfitta senza appello, fallimento senza ritorno, distruzione e nulla più. Anche noi potremo sfidarla con l’audacia di Paolo: “Dov’è o morte la tua vittoria? Dov’è il tuo pungiglione?”. Non ci sono più, e possono non esserci più paure per noi. Perché il pungiglione della morte, quello che veramente fa, e ci fa tanto male, è solo il peccato. Allora la morte, la dissoluzione, non sono più la fine della vita e ancor meno sono il fine della vita. Perché noi non siamo esseri per la morte, ma per la vita, creati per la risurrezione, per una speranza che non si infrange contro la morte, ma che la sfida e la supera.
Questo santo tempo di quaresima, che potremo vivere con totale distrazione, rispetto al messaggio di speranza che ci porta, ci verrà offerto come un’opportunità ancora non sciupata. Ci verrà a ricordare qual è la nostra vera meta e che cosa dobbiamo fare per raggiungerla. E poi, come sempre fa Dio, ci lascerà tutta la libertà di prendere la nostra decisione e la nostra direzione. Di credere o rifiutare il suo amore. Di credere che all’amore di Dio e all’amore verso i fratelli, possiamo decidere di affidare sempre e tutta la nostra vita.
Il problema sarà sempre lo stesso, far sì che la Parola di Dio che grida forte e a squarcia gola dentro le chiese e la Chiesa, arrivi dentro il cuore di noi seguaci del Signore. E che poi noi proviamo a portarla fuori: nelle città e nella vita di ogni giorno. Noi sappiamo, e soprattutto crediamo, che l’annuncio della morte e della risurrezione del Signore è il cuore del messaggio evangelico. E che dentro quell’annuncio c’è tutta la forza e l’onnipotenza di Dio, capace di vincere il peccato di ieri e di oggi. Capace di aprire i cuori di tutti, alla fede, alla speranza e all’amore. Capace di creare una terra nuova e un cielo nuovo, dove finalmente abita la pace e la giustizia, e dove abita anche l’uomo: riconciliato con se stesso, con Dio, con gli altri e con il mondo.

7.  Il tempo può essere bello anche per noi.
Fratelli, ritornando all’indicazione di Paolo, che ci ha ricordato che il tempo si è fatto breve, siamo invitati a non sciuparlo più, e a non sciupare con esso anche la nostra vita e la sua alta dignità. Siamo invitati a passare dalle parole ai fatti. A credere che quel mattino dell’ottavo giorno ha cambiato tutti i giorni, ha cambiato tutto il tempo e ora vuole cambiare anche noi, il nostro cuore e tutto il senso della nostra esistenza. Se il tempo è veramente breve, non perdiamoci in quelle cose che non hanno futuro e che non avranno sicuramente accesso, né posto in Dio. Puntiamo subito ed esclusivamente su ciò che è giusto, santo e bello. Su ciò che merita lode e attenzione, e che pertanto merita anche il nostro impegno e la nostra fatica. E se non conosciamo la via, seguiamolo senza paura anche sulla via della croce, perché Lui è l’unica via, che non ci lascia sulla croce e neppure nella tomba, ma ci porta con sé, nella vita vera e nella gioia piena. Infatti, solo quando il primo e l’ultimo orizzonte della nostra vita di credenti, è costituito dalla Pasqua del Signore, solo allora saremo suoi veri discepoli, solo allora sapremo dove cercarlo e farlo trovare. Perché solo allora lo cercheremo tra i vivi e lo annunceremo vivo ai suoi discepoli di oggi, che Egli invita a seguirlo in mezzo a tutte le Galilee delle genti.
Come abbiamo fatto già gli altri anni, è bello che di questo nostro cammino quaresimale e del suo aspetto penitenziale, resti anche un segno. Un segno che ci permetta di esprimere l’attenzione di tutta la nostra Chiesa diocesana verso gli ultimi e i bisognosi. Per questa quaresima abbiamo pensato a due espressioni, una all’interno della nostra Diocesi e una per le missioni. In considerazione della precaria condizione economica che tante famiglie vivono vogliamo dare un contributo straordinario a delle famiglie che voi stessi segnalerete. Il gesto per le missioni invece sarà contribuire a creare un centro di accoglienza per bambini malnutriti e con problemi a Nyololo in Tanzania, secondo un progetto che ci è stato presentato. Quello che ritengo importante è sensibilizzare i credenti in Cristo, soprattutto con il nostro esempio, perché in quanto cristiani, tutti passiamo ad uno stile di vita più sobrio, per potere così meglio aiutare le persone che si trovano in difficoltà o nella disperazione di aver perso il lavoro.
Fratelli, il messaggio della Pasqua è talmente sconvolgente e così inaudito, che ancora dopo due mila anni facciamo fatica a prenderlo per noi e ad annunciarlo agli altri nella sua interezza. Mi auguro e vi auguro, che questa sia la volta buona, quella in cui veramente ci prepariamo, guidati dalla Parola di Dio, ad incontrarlo e a testimoniarlo vivo è risorto in mezzo a noi. Per questo vi auguro di essere non soltanto destinatari dell’annuncio di Pasqua, ma testimoni convinti e gioiosi del Risorto, per averlo sperimentato vivo nella vostra vita.
Il Signore vivente e vincitore della morte vi dia pace!

Caltagirone 14.02.2012

+ Calogero Peri
Vescovo di Caltagirone