La sfida dell’educazione nel tempo della complessità

La pubblicazione del documento “Educare alla vita buona del Vangelo” ha fornito alla comunità ecclesiale italiana uno spunto prezioso di riflessione e di azione che avrà certamente le sue ricadute in campo sociale e culturale.
Un richiamo per educatori, genitori, catechisti, figure di riferimento in generale, ad un’assunzione di responsabilità comunitaria e personale, il cui fine è quello di mettere “a disposizione” di tutti la buona notizia dell’amore paterno di Dio, testimoniando con gioia la bellezza del dono ricevuto.
Ci è chiesto un investimento educativo capace di rinnovare gli itinerari di formazione delle nostre comunità, e conseguentemente delle nostre Associazioni, per renderli più adatti al tempo presente, più significativi per la vita delle persone, in particolare degli adulti, perché siano educatori e testimoni per le nuove generazioni. Al termine del documento tra le priorità indicate, infatti, per la progettazione pastorale del prossimo triennio viene indicata “ la formazione permanente degli adulti e delle famiglie” (n 55).
Il documento, inoltre, sottolinea la necessità di essere educatori “coinvolti”, premurosi, secondo il modello di Gesù che ha compassione della folla. Per  accettare la scommessa dell’educazione è necessaria una vera e propria “passione per l’educazione” (cfr. n. 30). Il processo educativo, si afferma al n. 31, è fortemente legato alla sfera affettiva, per cui è rilevante la qualità del rapporto che l’educatore riesce a stabilire con ciascuno.
La complessità dell’azione educativa, anzi, sollecita i cristiani ad adoperarsi in ogni modo per realizzare un’alleanza educativa tra tutti coloro che hanno responsabilità in questo delicato ambito della vita sociale ed ecclesiale.
Nel decennio che ci aspetta come Associazione siamo chiamati a continuare le scelte degli ambiti di Verona, rilette e coniugate con un forte impegno volto a suscitare nuove prassi e nuove vocazioni educative. In quest’ottica gli Orientamenti indicano sinteticamente degli obiettivi:

1) Iniziazione cristiana: i bambini e i ragazzi destinatari dei percorsi di iniziazione cristiana non sono dei “contenitori vuoti” da riempire, ma soggetti che devono essere accompagnati all’incontro con Gesù a partire dalla propria esistenza; ad essi non deve essere consegnata un’idea di Dio, ma la possibilità di vivere una relazione personale di fiducia e di amicizia con Lui;

2) Percorsi di vita buona: ogni ambito del vissuto umano è interpellato dalla sfida educativa:

•    La vita affettiva: sin dalla preadolescenza un itinerario educativo è chiamato a dare risposte sulla corporeità, sull’autenticità dei sentimenti e delle relazioni, sulla verità dei gesti. Appare necessario riproporre itinerari capaci di portare a maturità nelle relazioni e nei sentimenti. Di fronte alla crescente difficoltà nel promuovere il modello della famiglia cristiana fondata sul matrimonio, occorrono esperienze educative che sappiano accompagnare i giovani a progettare la vita insieme, dentro un discorso vocazionale.

•    Lavoro: una questione centrale che pone la realtà sociale è quella del lavoro. La Dottrina sociale della Chiesa resta una guida sicura per guardare la realtà nella sua concretezza, ma anche per individuare soluzioni di prospettiva, non semplicistiche. Occorre educare ad una vera progettualità di percorsi che permettano di costruire l’iter lavorativo sui propri talenti, le proprie passioni, la valutazione delle esigenze del territorio. Occorre rieducare alla consapevolezza dei propri diritti e spingere le istituzioni ad un maggiore rispetto e tutela della dignità dell’uomo e del lavoro.

•    Fragilità: l’esistenza umana è fragile e in ogni relazione umana si viene in contatto con altra fragilità, così come ogni ambiente umano e naturale è frutto di un fragile equilibrio. La presenza di situazioni di fragilità dai contorni non sempre ben definibili esige non solo una politica più mirata ad affrontare le cause e le conseguenze del fenomeno, ma anche una crescita della solidarietà sociale e della prossimità nella presa a cuore delle situazioni più deboli. L’attenzione alla fragilità assume il volto della cura, dell’attenzione premurosa e sollecita. Accogliendo il limite come costitutivo dell’esistenza umana, la fragilità diviene non soltanto un problema, ma anche una risorsa.

•    Tradizione: l’esistenza cristiana ha una sua naturale dimensione ecclesiale: la comunità non si aggiunge come un “di più” alla nostra personale vita cristiana, ma vi si intreccia profondamente, rivelandoci che non possiamo essere cristiani soli. La missione della Chiesa, iniziata con gli apostoli, continua in questo tempo attraverso i discepoli di oggi, attraverso un “filo rosso” che ci unisce. La Chiesa esiste per comunicare: essa stessa è tradizione vivente, trasmissione incessante del Vangelo ricevuto, nei modi culturalmente più fecondi, affinché ogni uomo possa incontrare Gesù Risorto.

•    Cittadinanza: occorre operare una coerente mediazione della Dottrina sociale della Chiesa in modo che i suoi contenuti possano arrivare a ragazzi, giovani ed adulti ed avviare forme di presenza “civile e politica”; occorre educare ad una corretta informazione e ad una costante, critica e attiva attenzione sull’azione amministrativa e politica; sostenere la capacità di denuncia e proposta; educare a sentirsi comunità nazionale senza esasperare i localismi; educare alla socialità, alla legalità, alla sobrietà, al senso civico, al rispetto per l’ambiente.

La passione educativa non può rivolgersi solo a coloro che sono presenti nelle comunità, ma deve spingersi ad incontrare tutti, perché ogni uomo è un “cercatore di Dio”. Essere annunciatori del Risorto richiede non solo padronanza dei contenuti essenziali della fede, ma anche capacità empatiche, relazionali, culturali, educandosi ad uno stile di vicinanza che rende possibile l’apostolato del simile verso il simile.
Se, da un lato, siamo in grado di articolare percorsi formativi per coloro che sono già nella comunità ecclesiale, dall’altro, restano ancora da elaborare itinerari che traducano un nuovo slancio missionario. C’è la necessità di “pensare” a nuove figure educative, nuove vocazioni educative disponibili a spendersi su fronti nuovi. Si tratta di ascoltare, accogliere, suscitare domande, accompagnare nella ricerca, individuare insieme le possibili risposte,far comprendere il senso vocazionale della vita e di coltivarlo.
Si tratta di essere testimoni credibili e propositivi, persone che non si mettono al di sopra degli altri come insegnanti, ma che camminano al loro fianco,come accompagnatori autorevoli e allo stesso tempo umili. In questo contesto si colloca l’attenzione che gli Orientamenti dedicano alla formazione teologica, agli Istituti Superiori di Scienze Religiose, alle Facoltà teologiche,ai seminari, alle scuole di formazione: al loro interno devono maturare competenze e vocazioni di educatori autentici, realmente attenti alle persone e allo stesso tempo capaci di suscitare delle domande e di rispondere adeguatamente ad esse.

Merita un particolare riguardo l’educazione a un’autentica laicità, come sforzo perenne di coniugare fede e vita. Una laicità che si deve esprimere nella Chiesa, come piena corresponsabilità e collaborazione con i pastori e in un intenso amore per il mondo. L’esperienza dell’AC mette a disposizione cammini organici e integrati legati alle diverse età (bambini, ragazzi, giovanissimi, giovani, adulti) e a specifiche esperienze di vita (studenti e lavoratori), servendo la famiglia attraverso una rete di impegni alimentati dal dialogo intergenerazionale garantito dall’unitarietà dell’associazione, dall’attenzione costante ai genitori, alla vita delle coppie di sposi e dei fidanzati. Nello stesso tempo l’Azione Cattolica rappresenta un luogo fondamentale di educazione al bene comune e all’impegno per la vita della città.
Benedetto XVI all’Assemblea dei vescovi italiani del maggio 2010 ha detto: “Torniamo, dunque, a proporre ai giovani la misura alta e trascendente della vita, intesa come vocazione: chiamati alla vita consacrata,al sacerdozio, al matrimonio, sappiamo rispondere con generosità all’appello del Signore […] La formazione delle nuove generazioni non può, infatti, che stare a cuore a tutti gli uomini di buona volontà”.
Tra i vari elementi significativi della proposta di AC ve ne sono due assolutamente decisivi: il primato dello spirituale e la cultura politica. Apparentemente distanti queste due dimensioni hanno molte più intersezioni di quanto si possa pensare e rappresentano, nella loro connessione possibile, una fondamentale prospettiva da coltivare. Da un lato la cultura politica, la cultura democratica. L’AC, che pure rappresenta, per la sua storia e per i caratteri intrinseci della sua proposta, un luogo qualificato di esercizio di cultura politica, ha bisogno ancora di crescere dal punto di vista dell’apporto da dare allo sviluppo della democrazia nel nostro Paese, alla più forte crescita di un’autentica mentalità democratica. La formazione al sociale e al politico è tutta da consolidare sin dai livelli di base.
Tuttavia uno dei segreti dell’attenzione politica nell’AC è stato sempre il suo radicarsi nella dimensione spirituale e così deve continuare ad essere. Ciò che sembra quanto più disincarnato – le motivazioni spirituali – ha reso il tutto sempre più incarnato, più vivo. Ha dato le radici, ha offerto gli spazi di un ponderato ripensamento delle esperienze e la essenziale capacità di distinguere le battaglie di lungo periodo da quelle congiunturali, ha dato la forza interiore per testimoniare. Solo su solida base, con saldezza di motivazioni spirituali, si sviluppano infatti, nella vita quotidiana, la cura e la tessitura delle relazioni che danno senso all’esercizio della democrazia evitando che la dimensione politica si riduca ad una ricerca del potere fine a se stessa.
Il senso della democrazia vive solo se è alimentato dalla consapevolezza che l’altro mi interpella e provoca la mia responsabilità, solo se è esercitato come accoglienza della pluralità e della diversità per crescere nella linea di una corresponsabilità che è capacità di proposta, valorizzazione del contributo di tutti, cura dell’insieme e non della parte. Solo motivazioni salde – le “concretissime” motivazioni della speranza cristiana, accompagnate da un discernimento efficace e da un adeguato sapere critico – fanno stare dentro il nostro tempo e le sue contraddizioni con la capacità di guardare oltre, immettono nella storia aiutando a stabilire le giuste priorità.
Quello che vale per l’impegno sociale e politico vale ancor di più per l’esperienza democratica vissuta in associazione. L’esercizio della democraticità in Azione Cattolica può rimanere formula vuota, semplice esteriorità, rito inutile se non si radica in modo più significativo nella coltivazione del giusto nesso tra “vita secondo lo spirito”, che aiuta a sviluppare l’ottica del servizio, della cura operosa per gli altri, del contribuire anche in silenzio al progetto comune, dell’evitare protagonismi sterili, e “senso della responsabilità” che spinge a dare la propria disponibilità, a proporre le proprie convinzioni e i propri orientamenti.