Lucia Failla (1905-1965)

Nacque a Caltagirone il 9 aprile 1905. Un viso sereno, sorridente, quasi splendente: è questo il ricordo che Lucia Failla (zia Lucia per tutti) ci ha lasciato. Si notava subito che in lei viveva Cristo, al quale offriva giornalmente ogni suo palpito, ogni fatica e speranza, senza badare ai sacrifici di ogni genere. Fu devotissima di S. Francesco di Assisi ed alla scuola francescana apprese l’umiltà profonda, la perfetta letizia, la gioia dell’evangelizzazione. Si spese generosamente per la Chiesa e i sacerdoti, cui dedicò tutta la vita. Sin da piccola militò con entusiasmo nei vari rami femminili dell’Azione Cattolica, esercitando il suo apostolato laicale con attenzione, prudenza e saggezza. Sapeva conquistare con affabilità e tatto ogni cuore: piccoli, adulti, anziani, trovavano in lei la madre, la sorella, la figlia. Con lo sguardo e con dolcezza invitava a frequentare l’associazione, in cui vedeva il campo propizio per lavorare nella vigna del Signore e affrettare l’avvento del Regno. Come presidente diocesana di Azione Cattolica fu instancabile nella promozione dell’associazione, sostenendo con successo la Scuola di propaganda dell’AC, visitando le associazioni parrocchiali e sempre stimolando, incoraggiando ed aiutando a superare i problemi e a raggiungere le mete fissate dal Centro nazionale e regionale.
Ebbe diverse cariche pubbliche a Caltagirone e in diocesi, sia in campo civile che in campo ecclesiale, e tutte svolse con senso di responsabilità e battendosi sempre per il bene comune: oltre che nell’AC, ebbe incarichi importanti nella Società di San Vincenzo de’ Paoli e fu assessore della Pubblica Istruzione. Pur oberata di tanti impegni, trovò tuttavia sempre il tempo per curare le relazioni personali.
Fu insegnante intelligente e delicata, guida sensibile e saggia per tanti giovani, educandoli al valore dell’essere cristiani.
La sua formazione spirituale si basava sulla preghiera, la meditazione, l’adorazione eucaristica, la sollecitudine e la carità operosa verso i fratelli, sani e malati, ricchi e poveri: non si contano i casi pietosi che seppe risolvere con riservatezza, forza e coraggio. La sua azione pastorale fu improntata a spirito di gioia, speranza, entusiasmo. Seppe superare i momenti di dolore, inevitabili nella vita di ogni uomo, grazie alla sua forte e profonda fede eucaristica e ad un’accettazione serena e consapevole del sacrificio.
Fu una donna davvero ecumenica, che amava tutti ed era disposta ad incontrarli anche in ambienti in cui la Chiesa non era conosciuta o non godeva delle maggiori simpatie. Autentica maestra di vita, non conobbe il rancore, l’astio, l’antipatia e fu sempre disposta a perdonare perché vedeva nei fratelli Cristo. Soleva ripetere: “curate l’accoglienza, curatela bene, sfruttate al massimo le vostre belle doti naturali”, convinta che con l’aiuto del Signore si potesse raggiungere quella pace, quell’armonia, quell’immenso dono che ci permette di dire: “Sei tu, Signore, l’unico mio bene”. Morì a Torino il 29 agosto 1965. In quest’epoca che sembra aver smarrito il senso della vita, del bene comune, della sacralità della famiglia, la sua testimonianza e la sua forza nella difesa dei valori umani e cristiani conserva tutta la sua attualità.

Concettina Falcone Strafalaci